Shōzō Shimamoto

Gutai

Gutai Senza Confini.

Avanguardia artistica giapponese nel secondo dopoguerra
Federica Franceschini

“Quando alla fine della guerra sono sceso dalla montagna dove avevo avuto il permesso di ritirarmi per riposare durante quel lungo periodo catastrofico, mi sono ritrovato nel mio studio ad Ashiya cirondato da un gruppo di studenti d’arte quanto mai entusiasti di passare intere serate di fila seduti a discutere del futuro della nuova arte fino alle prime luci dell’alba … Dopo diversi anni di frequenti scambi di idee ho cominciato a scoprire tra i miei nuovi compagni personalità di spicco come Shimamoto e Yamazaki … Essi erano determinati a liberarsi delle loro “capacità acquisite” e, attraverso la sperimentazione e l’avventura, a scoprire un nuovo spazio con forme più dirette di espressione”.
Jiro Yoshihara

In questo racconto del pittore giapponese Jiro Yoshihara è facile cogliere il nuovo entusiasmo e l’energia che animarono il dibattito culturale nel Giappone del secondo dopoguerra e che furono fondamentali per il rapido sviluppo dei linguaggi di avanguardia artistica. Gli artisti di quel periodo si trovarono a confronto con una realtà sociale in rapida evoluzione, caratterizzata da profondi mutamenti sociali e improvvisamente aperta a maggiori opportunità e a nuove libertà di espressione. L’arte nipponica iniziava a prendere sempre più coscienza delle proprie potenzialità e specificità e avvertiva l’esigenza di svincolarsi progressivamente dai modelli occidentali che sino a quel momento avevano rappresentato l’unica strada verso l’innovazione. Si andò così delineando un cammino ricco di audaci sperimentazioni, i cui esiti offrirono un prezioso contributo a quell’esigenza di rinnovamento che interessò, in particolare dagli anni ’50, le modalità di intendere e declinare i processi creativi e che di fatto costruì le basi di tutto ciò che oggi in arte possiamo definire contemporaneo.

In questo contesto, un ruolo fondamentale va sicuramente assegnato all’azione dirompente e innovativa di Gutai bijutsukai (Gruppo d’arte Gutai), il movimento d’avanguardia nato ad Ashiya nel 1954 per volontà del citato pittore Jiro Yoshihara, figura carismatica attorno alla quale si riunirono numerosi artisti tra i quali Shozo Shimamoto, Akira Kanayama, Sadamasa Motonaga, Saburo Murakami, Kazuo Shiraga e Atsuko Tanaka. Il gruppo, sebbene formato da personalità tra loro estremamente eterogenee, era unito nella volontà di dare corpo e voce ai cambiamenti del mondo moderno attraverso il superamento delle prassi artistiche sino ad allora note, per creare qualcosa di completamente nuovo e originale. “L’universo non smette un instante di cambiare e noi lo viviamo” spiegava nel 1959 l’artista Gutai Sadamasa Motonaga “La trasformazione non è altro che rinnovamento quindi è solo naturale dover cercare di creare nuovi fenomeni o scoprirli con stupore. L’arte Gutai è creata da un gruppo di artisti che usano tutte le tecniche e i materiali possibili; essi non si limitano quindi alla bi- o tridimensionalità, ma impiegano anche liquidi, materie solide, gas e persino argilla, elettricità e il tempo stesso per rivelare ovunque tutte le possibili forme di bellezza nella sua freschezza originale. Il nostro motto è “fateci creare qualcosa di strano”. Qualcosa di strano ovvero l’apparenza esitante di qualcosa di inaudito nascosto nelle fondamenta dell’umanità. Gli artisti Gutai sono solo i martelli o i trapani che rompono il muro”.

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