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2023 Shozo Shimamoto – A Bersaglio con la Pittura

SHOZO SHIMAMOTO
A BERSAGLIO CON LA PITTURA

A cura di Martina Cavallarin
Co-curatela Antonio Caruso
Organizzazione Unlike Unconventional Events
Promozione Associazione Le Colonne
Coordinamento culturale e scientifico Christian Leo Comis
In collaborazione con Associazione Shozo Shimamoto e Fondazione Morra di Napoli

Castello di Carovigno
5 agosto – 29 ottobre 2023
Opening 4 agosto, 18.00 – 21.00

Premessa

In occasione della mostra antologica del 2011 dedicata a Shozo Shimamoto, uno dei protagonisti dell’arte contemporanea internazionale, membro e fondatore del Gruppo Gutai, Achille Bonito Oliva dichiarava: “Nelle sue opere pittoriche e performative, Shozo Shimamoto utilizza la distanza per andare a bersaglio con la pittura, vero oggetto del suo processo creativo.” E SHOZO SHIMAMOTO, a bersaglio con la pittura è il titolo scelto per accompagnare il visitatore a esperire l’incontro con le opere del grande artista giapponese, per la prima volta ospitate in terra di Puglia. Il castello di Carovigno si fa suggestivo teatro che pone in dialogo lo spettatore con le installazioni, le sculture e i dipinti di Shozo Shimamoto. L’esposizione costruisce uno spazio scenico nel quale ricercare i dettagli, scovare i particolari, lasciarsi inabissare in cromie e forme, per ricondurre l’azione libera del colore sul piano dell’esistenza fondata sull’esperienza totalizzante dell’arte Gutai. L’approccio poetico e artistico di Shimamoto è multiculturale e interdisciplinare, soggettivo e intimo quanto relazionale e partecipato.

SHOZO SHIMAMOTO, a bersaglio con la pittura è un evento promosso dall’Associazione Le Colonne – impegnata nella promozione e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale locale e gestore del castello – e diretto e organizzato da Unlike Unconventional Events, società di eventi non convenzionali, workshop, festival, urban art, mostre, temporary shop. Si svolge in collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli e l’Associazione Shozo Shimamoto che ha sede nel settecentesco Palazzo Spinelli di Tarsia a Napoli e nasce con lo scopo di promuovere e sostenere la ricerca artistica di Shozo Shimamoto attraverso la pubblicazione di cataloghi, video e documentari e la realizzazione di mostre ed eventi.

La mostra

Il percorso espositivo si fa territorio magico dell’incontro tra soggettività, esperienze e culture. Ne è simbolo e cuore l’emblematica pedana che invita il visitatore a entrare in sintonia con la pratica artistica di Shimamoto e svolgere fisicamente un’azione lanciando delle bottiglie, che infrangendosi a terra vanno a espandere colore – rosso, blu, verde, giallo. A proposito di tale pratica artistica, assunta da Shimamoto fin dai suoi esordi come leitmotiv della sua intera opera, Lorenzo Mango in un suo testo intitolato “Per una forma libera del colore” ricorda «[…] Nel 1957 Shimamoto formulerà questa sua convinzione in un articolo/manifesto dal titolo emblematico, Per una messa al bando del pennello, in cui sostiene che la tecnica “tradizionale” (di tutte le tradizioni idealmente riunite nell’esempio del Rinascimento) ha finito per mortificare la qualità materiale e autonomamente espressiva del colore, piegandola a fini estranei alla sua natura. “Io credo – scriveva – che la prima cosa da fare sia liberare il colore dal pennello. Se in procinto di creare non si getta via il pennello non c’è speranza di emancipare le tinte”, che era, invece, quanto si riprometteva di fare dando al colore ciò che è del colore, vale a dire il suo essere cosa materiale della luce. L’atto trasgressivo di Shimamoto, il tradimento verso tecnica e convenzioni poteva prendere strade totalmente eccentriche rispetto alla pittura, come abbiamo visto negli esempi appena citati, ma soprattutto diventò ipotesi di una nuova strategia della pratica pittorica, che si tradusse in una modalità di lavoro alternativa al pennello. Nel 1956, per la prima volta, Shimamoto compie l’azione di scagliare bottiglie riempite di colore su una tela. È un gesto che ripeterà infinite volte negli anni e che caratterizza tutt’oggi l’atto del suo “dipingere”. Con quel gesto Shimamoto reagiva a tutte le forme possibili di pittura, a tutti i modelli costruiti di forma. Lanciare le bottiglie di colore e farle esplodere contro la superficie di una tela distesa a terra, il “bottle crash”, determina una situazione imprevedibile, un evento di cui si può dirigere, progettare, meditare e finanche pianificare l’impostazione, ma che poi, nel momento del suo accadere, è totalmente libero. […]»

Le opere di Shimamoto selezionate per la mostra percorrono un vasto arco temporale, per una sintesi densa e approfondita della sua pratica artistica e della sua poetica concettuale. Le due pedane “Prego camminare sopra” risalgono al 1955; “A Weapon for peace” del 2006 è un importante acrilico su tela; le quattro pitture ad acqua su feltro, “Felissimo”, sono del 2007; del 2008 le due sculture in acrilico su statua in gesso “Psiche di Capua” e “Venus”. Sempre del 2008 tre imponenti e variopinti acrilici su tela: “Punta Campanella 32”, “Ferretto 12”, “Ferretto 14”; dell’anno seguente risale la serie “Red”, che presenta dieci lavori riassemblati così come essi nascevano all’origine della performance.

Quello che si attiva con questo progetto è un’effettiva grammatica di condivisione e scambio, diacronico e sincronico, tra diverse storie e lontane geografie. SHOZO SHIMAMOTO, a bersaglio con la pittura è un’esposizione d’arte contemporanea che attraverso le opere esposte costruisce una nuova realtà architettata mediante esperimenti ed elaborazioni di processi creativi che si muovono nello spazio della mostra e percorrono il tempo dell’esposizione e il tempo d’incontro tra spettatore e opera, nel tentativo di sviluppare un luogo d’incontro in cui mettere in discussione le regole del gioco.

Un evento

A cura di Martina Cavallarin
Co-curatela Antonio Caruso
Organizzazione Unlike Unconventional Events
Promozione Associazione Le Colonne
Coordinamento culturale e scientifico Christian Leo Comis
Identità visiva Federico Arcuri
In collaborazione con Associazione Shozo Shimamoto e Fondazione Morra di Napoli

Con il Patrocinio di:
Comune di Carovigno
Dyaloghi, Università degli Studi di Padova

Grazie al contributo di:
Never Before – Blum
Vilplastik
MAG Broker di assicurazioni
Villa Agreste, Ostuni
CANNEBIANCHE_ LIFESTYLE HOTEL, Fasano
Ingrame Tours
GH Dimora Sant’Anna, Carovigno

Castello di Carovigno
5 agosto – 29 ottobre 2023
Opening 4 agosto, 18.00 – 21.00

unlike.events

www.castellodicarovigno.it

2021 Shozo Shimamoto GRANDI OPERE, CIAC, Foligno, Italia

SHOZO SHIMAMOTO | GRANDI OPERE
A cura di Italo Tomassoni

Centro Italiano Arte Contemporanea – CIAC | FOLIGNO
19 settembre 2021 > 1 maggio 2022

 

Un’ampia retrospettiva sull’artista giapponese Shozo Shimamoto (1928 – 2013), a cura di Italo Tomassoni, aprirà al pubblico il 19 settembre al CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, dove resterà aperta fino al 1 maggio 2022.

SHOZO SHIMAMOTO / GRANDI OPERE” è una mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli, sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, con il supporto tecnico, logistico e organizzativo dell’Associazione Shozo Shimamoto. L’esposizione permetterà uno sguardo attento e completo sul percorso del maestro giapponese, dalle prime innovative sperimentazioni degli anni ’50 fino alle fino alle più importanti e spettacolari degli ultimi anni. Se, infatti, gli anni ‘50 di Shimamoto si svolgono tutti in Oriente, e specificamente in Giappone, gli anni Duemila vedono l’artista attivo in gran parte in Occidente, ove egli realizza molte delle sue performance. La dialettica tra questi due momenti della sua creazione si svolge tutta all’interno di un unico e particolarissimo processo artistico. Negli anni Cinquanta inizia a lavorare a un nuovo modo di concepire e praticare la pittura, dedicandosi a una pratica gestuale e segnica, che si trasforma progressivamente in happening. In particolare, “la forza del segno al quale Shimamoto affida il senso più autentico del suo messaggio, condiziona la fluttuazione di tracciati scrittorei che non si presentano mai “chiusi” e si sviluppano invece liberamente nello spazio alla ricerca di passaggi inesplorati sulla spinta del loro interno vitalismo” (Italo Tomassoni, dal testo di presentazione in catalogo). Viceversa, i grandi eventi degli ultimi anni superano il segno a favore di una grande costruzione scenica avente una sua autonomia spettacolare ed espressiva, realizzata in pubblico come unico evento estetico. Per Shimamoto, infatti, l’opera “si offre all’esperienza dell’artista e del pubblico come dipanata nel tempo sulla orizzontalità infinita di dislocazioni spaziali liquide e plurime” (Tomassoni, ibid).

Il Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, dopo il fermo dovuto al Covid-19, riprende dunque la sua attività espositiva coltivando uno sguardo globale con questa retrospettiva di Shozo Shimamoto comprendente lavori di grande importanza storica. Dalle prime opere concepite nel contesto del Gruppo Gutai, alle calligrafie giapponesi, fino alle esplosioni di colore dei lavori realizzati in Italia. La scelta delle “Grandi Opere” privilegiata in questa mostra, intende evidenziare   come la migliore creazione di Shimamoto sia consustanziale alla grande estensione della superficie pittorica, elemento costitutivo dell’opera come totale pienezza e contemporaneamente come confine da superare continuamente attraverso il dispiegamento del colore e della materia.

Le grandi tele di Shimamoto allestite nello spazio del CIAC coinvolgeranno lo spettatore in un percorso che parte dal gesto e dal segno, per attraversare il colore e misurarsi con la materia fino a penetrare nei significati più profondi ed “altri” della forma. Tra cielo e terra il gesto artistico di Shimamoto genera, con queste opere, una empatia che va oltre il tempo e lo spazio.

2019 Across the Borderlands of Art, Alien Art Centre, Kaohsiung, Taiwan

Prefazione a cura di Giuseppe Morra – Presidente Associazione Shōzō Shimamoto

Abbiamo collaborato con ShōzōShimamoto, sull’humus fertile dei luoghi campani, ove la sua poetica ha assorbito e plasmato spazi di bellezza invadendoli di suoni e colori in dialogo con il passato. Samurai dei colori, ha riconfigurato i simboli cristallizzati della bellezza e del sacro reinterpretando con la pittura le effigi di Buddha, Psyche, Nike, Venere e ha veicolato messaggi di irenismo. L’energia organica della materia pittorica che erompe dall’automatismo del suo gesto calligrafico è vitalismo percettivo ed esistenziale. A piazza Dante, nel corso della performancedel 2006,Un’Arma per la pace, Shimamoto da quaranta metri d’altezza ha mirato con il colore una grande tela, sulle note di Rombo di suono scintillante per Dante, Beatrice e Virgilio di Charlemagne Palestine.

La sinergia dei due artisti, tutta tesa all’alterità del linguaggio, ha attivato la possibilità di un rapporto complesso con la storia, con l’arte e con la letteratura, aprendo a immaginari distanti dallaprecettistica. Nell’ambito delle opere/evento Tra Oriente e Occidente (2008) Shimamoto è intervenuto a Napoli, a Capri e a Punta Campanella, per indagarne le stratificazioni culturali. L’espressività dinamica della pittura ha delineato azioni in cui riecheggiava la millenaria unione dei popoli dell’Est e dell’Ovest: il movimento suono – colore ha incontrato le evidenze della bellezza del contesto.D’altro canto, l’artista ha dato vita a palpabili sinestesie, nello splendore del giardino della Certosa di San Giacomo, gettando colore contro strumenti musicali e lunghe tele distese sul suolo.

A Punta Campanella ha inondato di cromie mannequin-spose danzanti, contrapposte alle statue icone della storia dell’arte. L’innocenza del gesto del bambino è traccia mnestica che sostiene la pulsione delle sue azioniin linea con la complessità del vivereemotivo. Quando Shimamoto infrange la pittura sulla tela candida, il processo di creazione sfocia in una teatralità che annulla la separatezza di evento ed opera.Si disinnesca l’ideologia individualista del creatore isolato e il feticismo dell’opera, che si apre alla possibilità di stare al mondo offrendo se stesso:raffinato mezzo per raggiungere un senso di universale comunione.

2018 Spazio Nel Tempo, Fondazione Sant’Elia, Palermo, Italia

SHOZO SHIMAMOTO | SPAZIO NEL TEMPO
A cura di Achille Bonito Oliva

Fondazione Sant’Elia | PALERMO
13 giugno > 6 agosto 2018

– Un colore senza materia non esiste. Se in procinto di creare non si getta via il pennello, non c’è speranza di emancipare le tinte. Senza pennello le sostanze coloranti prenderanno vita per la prima volta. Al posto del pennello si potrebbe usare con profitto qualsivoglia strumento. Per iniziare, le nude mani o la spatola da pittura. E poi ci sono gli oggetti adoperati dai membri del gruppo Gutai: annaffiatoi, ombrelli, vibratori, pallottolieri, pattini, giocattoli. E poi ancora i piedi, o le armi da fuoco, o altro. E in tutto ciò potrebbe anche ricomparire il pennello, perché non vi è dubbio che in simili elaborazioni innovatrici qualcosa del passato torna in essere.

Shozo Shimamoto | Bollettino «Gutai», n.6 Ōsaka, 1957

A metà degli anni Cinquanta, l’artista giapponese Shozo Shimamoto [Osaka, 22 gennaio 1928 – 25 gennaio 2013], nella piccola città di Ashiya (Hyogo) inizia la sua avventura con un lavoro creativo realizzato in pubblico, un giar­dino dove lui e altri artisti realizzano opere, frut­to di un’attività performativa nella quale il fare l’opera è sincronico al contemplare del pubblico, con tutte le interferenze di un evento in diretta. Allontanandosi dalla tradizione surrealista e dagli stimoli di Duchamp, il gruppo di artisti Gutai si afferma gridando in nome di una nuova creatività che cede all’impulso. Un’ampia retrospettiva sull’artista giapponese, a cura di Achille Bonito Oliva, si inaugura il 13 giugno alle ore 18 a Palermo, alla Fondazione Sant’Elia dove resterà fino al 6 agosto. “SHOZO SHIMAMOTO / SPAZIO NEL TEMPO” è un progetto della Fondazione Morra di Napoli con il supporto tecnico, logistico e organizzativo dell’Associazione Shozo Shimamoto, in collaborazione con la Fondazione Sant’Elia. Uno sguardo attento e completo sul percorso dell’artista giapponese, dalle prime innovative sperimentazioni degli anni ‘40 e ’50, fino alle performance degli ultimi anni. Se, infatti, gli anni ‘50 di Shimamoto sono tutti in Oriente, perché hanno luogo in Giappone, gli anni Duemila sono in gran parte in Occidente, perché è proprio qui che hanno luogo alcune delle più importanti performance del maestro. La dialettica tra questi due momenti storici racconta di un singolare, importante ed unico processo artistico. Negli anni ‘50 Shimamoto inizia a lavorare come pittore e proprio in nome di un nuovo modo di concepire e praticare la pittura, inizia a dedicarsi all’azione, che si trasforma progressivamente in happening. Viceversa, i grandi eventi italiani degli ultimi anni rivelano un percorso inverso: c’è una grande costruzione scenica con una sua autonomia spettacolare, che si riflette dentro la realizzazione di opere che di quel momento rappresentativo pubblico, sono il risultato. “Il tentativo è quello di allargare il più pos­sibile lo spazio estetico del gesto, inglobare la ter­ra ed il cielo. (…) In definitiva, Shimamoto è un nomade samurai del­l’arte che riesce ad andare a bersaglio, assistito dal caso intelligente di un processo creativo che vuo­le bucare l’inerzia del mondo e dare energia alla comunità degli uomini”, scrive Achille Bonito Oliva.

Sono in mostra alla Fondazione Sant’Elia lavori di grande importanza storica, dalle prime opere con il gruppo Gutai alle bellissime esplosioni di colore dei lavori realizzati in Campania. E, per la prima volta in Italia, verranno esposti anche i lavori su carta degli anni ’50. In occasione della mostra, sarà stampato un catalogo a colori con testi di notevole rilevanza storica e critica. La retrospettiva su Shozo Shimamoto è tra gli eventi di punta del grande cartellone di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018.